Hai un problema d’anca?
Tutte le volte che si cammina, si corre, si va in bicicletta o si sta seduti davanti al pc, vengono usate le anche. Un problema a tale articolazione può determinare una sensazione di rigidità e dolore ricorrente in determinati movimenti della propria vita quotidiana. Una corretta diagnosi, associata, quando opportuno, ad un intervento di artroscopia dell'anca, può aiutare a risolvere i sintomi di un'anca dolorosa.
Che cos’è l’atroscopia d'anca?
L’artoscopia d’anca è una procedura chirurgica mini-invasiva, che attraverso piccole incisioni (1 cm) e strumenti idonei, è in grado di identificare e curare alcune patologie dell’anca dolente.
Tale procedura viene eseguita in regime di ricovero ordinario (una o due notti in ospedale). Sotto anestesia generale, l’anca affetta viene messa in graduale trazione per aumentare lo spazio articolare quanto basta per introdurre gli strumenti artroscopici.
Tramite una piccola incisione cutanea, viene introdotta una telecamera artroscopica che, collegata ad un monitor esterno, permette di valutare la situazione intra e/o extra-articolare dell’anca. Si esegue successivamente una seconda piccola incisione che permette di introdurre gli strumenti chirurgici idonei a curare il tipo specifico di patologia.
Cosa curiamo con l’atroscopia d'anca - Il conflitto femoro acetabolare (FAI: Femoral Acetabular Impingement)
Il conflitto femoro-acetabolare (o FAI, femoro-acetabular impingement) è una patologia dall’anca nella quale la conformazione della testa femorale e/o dell'acetabolo, è tale che durante il normale arco di movimento i due capi articolari non scorrano liberamente ma entrino in conflitto fra loro. È conseguenza di patologie congenite o acquisite dell’anca, spesso dell’età evolutiva (contratte nell’infanzia-adolescenza).
Se ne distinguono due tipologie fondamentali:
- Il conflitto può dipendere da una deformità tipo pincer (che in inglese vuol dire pinza-tenaglia) quando l’acetabolo ha una conformazione tale da stringere come una tenaglia la testa femorale, riducendone quindi l’escursione. Questa forma colpisce prevalentemente le donne.
- Il conflitto può dipendere da una deformità tipo cam (che in inglese vuol dire camma) quando la testa femorale non è perfettamente sferica cosí che durante il movimento la parte eccentrica confligge con il bordo acetabolare. Questa forma è tipica degli uomini.
Nella maggior parte dei casi tali deformità coesistono determinando una lesione di tipo mista.
Che cosa comporta il conflitto femoro-acetabolare?
Il conflitto femoro-acetabolare comporta una lesione del labbro acetabolare (Fig 1), che è una sorta di guarnizione dell’articolazione che riveste il bordo dell’acetabolo. In seguito alla lesione del labbro, si ha una alterazione dell’omeostasi del liquido sinoviale che normalmente porta nutrimento alla cartilagine articolare. Tale alterazione comporta prima uno slaminamento della cartilagine acetabolare, poi con il passare degli anni può condurre ad un’artrosi conclamata.
Come e dove si manifesta il dolore della FAI?
Il dolore nella FAI si manifesta solitamente in maniera subdola all’inguine ma talvolta possono essere riferiti dolori posteriori (al gluteo) o irradiazioni complesse, di solito dopo uno sforzo fisico (attività sportive, passeggiata in montagna, molte ore in piedi). Inizialmente è presente solo in seguito ad alcuni movimenti dall’anca (calzando scarpe o calze, salendo scendendo dall'automobile, accavallando le gambe), in seguito si fa sempre più frequente, limitando prima le attività sportive e poi le normali funzioni quotidiane. Caratteristico è un fastidio che il paziente avverte in posizione seduta, più o meno prolungata, o eseguendo movimenti che prevedano la flessione dell’anca. Inoltre è possibile avvertire in alcuni casi dei rumori o dei blocchi articolari. In assenza di trattamento, si giunge in poco tempo a zoppia durante la deambulazione.
Come posso sapere se il mio dolore all’anca dipende da una FAI?
Sono necessari:
- Un accurato esame clinico di uno specialista che cercherà i segni clinici della malattia con test specifici (FABER-FADIR);
- Una radiografia del bacino, e delle anche in proiezione di Dunn a 45° e 90°;
- Una RMN dell’anca (non del bacino) meglio se con mezzo di contrasto (Artro-RMN);
- Un TC con ricostruzione tridimensionale dell’anca.
Come si cura la FAI?
Dipende dal danno dell’articolazione al momento della diagnosi.
- Danno iniziale (preartrosico): trattamento conservativo, artroscopia dell’anca o tecniche mini-invasive.
- Danno avanzato ma controindicazioni alla protesi: fisiochinesiterapia posturale ed antalgica, terapia farmacologica, calo ponderale, cambio abitudini di vita.
- Danno avanzato (Artrosi): protesi d’anca.
Trattamento conservativo (non chirurgico) del conflitto femoro-acetabolare.
Il trattamento non chirurgico deve essere sempre considerato per primo quando si tratta una FAI. La FAI può spesso essere risolta con il riposo, modificando il proprio comportamento, con la terapia fisica e/o con una cura a base di farmaci anti-infiammatori. Tali trattamenti conservativi hanno successo nel ridurre il dolore e la rigidità all’anca. Non sempre però il trattamento conservativo è adeguato alle esigenze funzionali dei pazienti.
Trattamento chirurgico (artroscopico) del conflitto femoro-acetabolare.
Con tecnica artroscopica è possibile:
- Riparare o asportare il labbro lesionato (dipende dalla gravità del danno; la decisione viene presa in corso di artroscopia);
- Riparare piccole lesioni condrali della superficie acetabolare;
- Rimodellare la testa femorale e/o dell’acetabolo (osteoplastica) per evitare il conflitto;
- Eseguire un’ampia sinoviectomia (anche del pulvinar).
Qual è il tempo di recupero per un’artroscopia dell'anca eseguita per FAI?
- I pazienti necessitano di stampelle da utilizzare per le prime 3-4 settimane per ridurre al minimo il peso sulla articolazione.
- I punti di sutura devono essere rimossi dal Medico Curante a cicatrizzazione avvenuta (circa 14-18gg dall’intervento).
- Il paziente inizia di solito un protocollo di terapia riabilitativa per migliorare la forza e la flessibilità delle anche alla dimissione domiciliare.
- Il primo controllo post-operatorio è normalmente a 4 settimane dall'intervento chirurgico e serve a valutare la funzione dell’anca.
- Dopo sei settimane di terapia fisica, molti pazienti possono riprendere la normale attività, ma possono essere necessari dai 4-6 mesi per la scomparsa completa del dolore o per l’assenza del dolore dopo attività fisica.
NB: Poiché non esistono due pazienti con uguali caratteristiche queste scadenze non sono sempre valide per tutti.
Chi beneficerà maggiormente di un’artroscopia dell'anca per FAI e quali sono le possibili complicanze?
I pazienti che rispondono meglio all’artroscopia dell'anca sono individui attivi, con dolore all'anca, dove la cartilagine articolare è ancora sana al momento della diagnosi. Per i pazienti che hanno già subito una significativa perdita di cartilagine articolare è più adatto eseguire un trattamento più risolutivo, quale la protesi all'anca.
Studi scientifici hanno dimostrato che l’80% dei pazienti che si sottopongono ad artroscopia dell'anca ritorna allo sport e alle altre attività fisiche ai livelli di prima dell’insorgenza dei dolori all'anca (da conflitto femoro-acetabolare). La maggioranza dei pazienti sta nettamente meglio, ma non è ancora chiaro in quale misura la procedura arresti il decorso dell’artrosi. I pazienti che hanno alla base deformità scheletriche o patologie degenerative non possono avere risultati paragonabili a quelli di pazienti con un conflitto semplice.
Come per tutte le procedure chirurgiche, c’è una probabilità (3%) di complicazioni associate con l’artroscopia dell'anca.
I rischi base (comuni a tutte le chirurgie) includono infezioni, emorragie, trombosi, reazioni all’anestesia.
Alcuni dei rischi sono connessi all'uso della trazione. Questo può comportare nel post-operatorio dolore e/o sensazione temporanea di intorpidimento in particolare in regione perineale, inguinale, intorno al fianco e alla coscia.
Inoltre, vi sono alcune strutture neurovascolari intorno all'articolazione dell'anca che possono essere danneggiate durante l’intervento chirurgico (lesione parziale o subtotale del nervo femoro-cutaneo).
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Autore: Dr. Enrico Tassinari, Struttura Complessa Clinica Ortopedica e Traumatologica II, Istituto Ortopedico Rizzoli.
Scheda revisionata il: 16 dicembre 2020