Trattamento combinato di embolizzazione ed elettroscleroterapia per un ragazzo di 17 anni
16 Gennaio 2024Giulio, 17 anni, da oltre 7 anni ha scoperto di avere una malformazione artero-venosa della regione glutea. Nel suo caso una condizione che gli impediva di stare seduto per non più di pochi minuti, di dormire bene, di praticare sport a causa del dolore costante. Solitamente le malformazioni vascolari benigne non sono dolorose, ma a volte capita, e in alcuni casi il dolore può diventare invalidante.
Dopo diversi trattamenti presso altro centro, con un tentativo anche chirurgico che non ha portato a esiti positivi in quanto la malformazione è tornata a presentarsi, Giulio e la sua famiglia si sono rivolti all’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Qui sono stati eseguiti nel tempo vari trattamenti di embolizzazione, interventi di radiologia interventistica durante i quali si selezionano e occludono determinati vasi sanguigni, che hanno alleviato il dolore senza però risolvere del tutto la sintomatologia, che continuava a presentarsi a intervalli di tempo.
A luglio 2023, grazie alla nuova angio-suite presente al Rizzoli da pochi mesi, è stato possibile svolgere un trattamento combinato unico nel suo genere. “Abbiamo deciso di eseguire un’embolizzazione e un’elettroscleroterapia in un’unica seduta, scelta che non sarebbe stata percorribile senza un’angio-suite che unisce nella stessa sala di radiologia interventistica angiografo, TC ed ecografo – spiega il dottor Giancarlo Facchini, radiologo interventista presso la Radiologia interventistica dell’Istituto. – Avendo notato sì un miglioramento, ma non a lungo termine, della condizione di Giulio dopo trattamenti di sola embolizzazione, abbiamo deciso di agire anche sulla parte venosa e non solo arteriosa, eseguendo quindi anche un’elettroscleroterapia, tecnica sperimentale con la quale sono stati trattati i primi pazienti”.
L’elettroscleroterapia è una tecnica nella quale un farmaco sclerosante viene iniettato all’interno della malformazione. Successivamente mirate scariche elettriche generano poi un campo elettrico che consente un migliore assorbimento del farmaco da parte delle cellule della malformazione.
“Questa combinazione di trattamenti, unica nel suo genere, ha portato a un netto miglioramento della condizione di Giulio, che ha ripreso a praticare sport, a dormire bene, a condurre una vita attiva e perfettamente in linea con la sua giovane età – sottolinea il direttore della Radiologia diagnostica e interventistica del Rizzoli Marco Miceli. – Ora siamo nella fase di follow-up per capire l’efficacia di questa combo di trattamenti sul lungo termine, possiamo già dire con certezza che ad oggi si è rivelata la migliore soluzione”.
“Poter applicare cure innovative anche grazie a una tecnologia di ultimissima generazione a disposizione è entusiasmante – sottolinea Anselmo Campagna, direttore generale del Rizzoli. – Embolizzazione ed elettroscleroterapia in un unico accesso sarebbe stata una pratica impossibile senza la nostra angio-suite. Grazie ad angiografo, tc ed ecografo in un’unica sala e al personale altamente specializzato il Rizzoli ha potuto offrire al paziente un trattamento innovativo in un semplice ricovero di Day Hospital. La nostra speranza e il nostro obiettivo è di poter continuare a individuare la miglior cura per ciascuno dei nostri pazienti, anche grazie alla continua attività di ricerca che viene fatta in un IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, come il Rizzoli”.
La radiologia interventistica muscoloscheletrica si occupa di diagnosi e trattamento delle patologie muscoloscheletriche utilizzando procedure mininvasive eseguite sotto la guida delle immagini: ecografia, angiografia, tomografia computerizzata (TC).
L’angio-suite del Rizzoli, acquisita grazie a un investimento di 2 milioni di euro, è dotata di un angiografo digitale per la definizione di quesiti diagnostici di natura endovascolare e per l’esecuzione di interventi percutanei ed endovascolari, di una TC (Tomografia Computerizzata) a 128 strati, con doppia energia, utile a definire il quesito diagnostico e a guidare con estrema precisione l’operatore durante l’intervento terapeutico o palliativo, e di un ecografo per la localizzazione delle strutture anatomiche più superficiali. Tale sistema ibrido garantisce maggior precisione nel trattamento del paziente e permette di velocizzare il percorso di diagnosi e cura, con possibilità di minor esposizione alle radiazioni ionizzanti, mediante l’uso combinato e ottimizzato delle diverse tecniche.