In cosa consiste?
L'embolizzazione arteriosa è una metodica di radiologia interventistica il cui scopo è di sopprimere l'apporto vascolare di una neoformazione provocando l'occlusione dei vasi afferenti con conseguente necrosi ischemica della lesione. L'occlusione deve avvenire il più distalmente possibile: arteriole terminali prive di collaterali unica fonte di apporto ematico al territorio da ischemizzare. L'occlusione vascolare è provocata da materiale che blocca il flusso ematico e facilita la trombogenesi. Il materiale embolizzante viene introdotto selettivamente e superselettivamente, anche con l'utilizzo di microcateteri, mediante cateterismo dei vasi arteriosi afferenti alla neoplasia.
In sintesi, questa procedura, nel trattamento delle lesioni benigne ipervascolarizzate, assume un significato curativo ed attualmente è considerata una validissima opzione terapeutica. Nelle lesioni chirurgiche riduce il rischio operatorio e puo' migliorare i risultati della chirurgia. L'embolizzazione con significato palliativo ha prevalentemente lo scopo di controllare la sintomatologia dolorosa.
Applicazioni nell'ambito dell'oncologia dell'apparato muscolo-scheletrico
L'indicazione alla embolizzazione viene posta dopo una corretta diagnosi istologica e stadiazione della neoformazione che ci consentirà di definirne la morfologia, le dimensioni ed i rapporti con le strutture viciniori. L'esame bioptico va sempre eseguito prima dell'embolizzazione, perché dopo tale procedura il tessuto diffusamente necrotico potrebbe porre dei problemi di diagnosi istopatologica.
Definita la corretta indicazione alla embolizzazione si esegue una angiografia della regione al fine di evidenziare la vascolarizzazione patologica della lesione. Successivamente per mezzo di cateterisimi selettivi e superselettivi si procederà alla embolizzazione dei vasi lesionali che riforniscono la massa tumorale. Al termine della procedura l'angiografia di controllo ci consentirà di valutare la distribuzione territoriale e la qualità della occlusione vascolare.
L'embolizzazione arteriosa nel trattamento dei tumori e delle lesioni pseudo-tumorali dell'osso e delle parti molli si prefigge di arrestare la crescita della lesione, facilitare un eventuale intervento chirurgico, diminuire il dolore, controllare una eventuale emorragia del tumore, forse di stimolare una risposta immune 'smascherando' mediante la necrosi parte degli antigeni del tumore.
Le indicazioni applicative sono:
• l'embolizzazione curativa che si utilizza nel trattamento di tutte quelle lesioni benigne, pseudo-tumorali ed a bassa malignità come le cisti aneurismatiche, gli angiomi ed emangioendoteliomi con lo scopo di guarire le suddette lesioni;
• l'embolizzazione adiuvante volta a facilitare il trattamento chirurgico di lesioni benigne e maligne localmente aggressive come OBL, TGC, neurinoma, cordoma e metastasi ossee. La fase preoperatoria prevede una diminuzione del sanguinamento durante l'intervento chirurgico e la riduzione dimensionale della lesione facilitandone l'asportazione. In fase post-operatoria la procedura è utile per il controllo di eventuali emorragie e completare i risultati della chirurgia;
• l'embolizzazione palliativa è indicata nel trattamento delle lesioni non chirurgiche. Essa ha prevalentemente lo scopo di controllare l'aggressività della lesione e la sintomatologia dolorosa, peraltro talvolta facilita la ristrutturazione ossea dei segmenti riducendo il rischio di fratture patologiche che rappresentano una grave complicanza.
L'effetto antalgico è strettamente correlato alla necrosi ischemica che determina sia una riduzione delle dimensioni del tumore con conseguente minor compressione sul periostio le cui fibre sarebbero responsabili del dolore, sia un rallentamento dei processi di osteolisi neoplastica e minor rischio di frattura patologica. Inoltre, l'effetto antalgico risulterebbe superiore a quello prodotto dalla radioterapia in quanto è meno influenzato dalle dimensioni della massa neoplastica.
L'embolizzazione arteriosa è una metodica non scevra da rischi che va eseguita soltanto presso centri specializzati al fine di ridurre eventuali complicanze, che in determinati distretti, come il rachide, possono essere estremamente invalidanti. Le complicanze sono essenzialmente rappresentate dalla embolizzazione di territori non lesionali.
Tecnica dell'intervento
La procedura viene eseguita in anestesia locale (in anestesia generale nei pazienti pediatrici); previa puntura dell'arteria femorale all'inguine (vie di accesso alternative: omerale od ascellare) si introduce sotto controllo fluoroscopico il catetere per via retrograda al fine di raggiungere la lesione da embolizzare.
Viene quindi eseguito, mediante l'introduzione di mezzo di contrasto attraverso il catetere, l'esame diagnostico (angiografia) per la precisa valutazione del tipo e grado di vascolarizzazione della lesione. Se da tale studio emerge la fattibilità della procedura, viene introdotto un materiale embolizzante che occluderà i vasi patologici.
La procedura può essere ripetuta anche più volte a distanza di tempo. In assenza di complicanze è sufficiente una degenza di 24-48 ore.
Autore: Dr. Marco Miceli, Direttore SC Radiologia diagnostica ed interventistica, Istituto Ortopedico Rizzoli.
Scheda informativa revisionata il: 8 giugno 2021.