Al centro della parete della grande sala della biblioteca due personaggi, riconoscibili dall’abito come un domenicano ed un francescano, sono intenti con gran gesticolare in una disputa. Si tratta di San Tommaso d’Aquino, domenicano, e Duns Scoto, francescano, impegnati in una disputa teologica sulla trinità di Dio, come risulta evidente dai gesti che compiono con le dita delle mani. E’ solo una delle numerose scene dipinte da Domenico Maria Canuti (1626-1684), talentuoso allievo di Guido Reni, a decoro della libreria del monastero olivetano di San Michele in Bosco.
Incaricato degli affreschi dall’abate del monastero, Taddeo Pepoli, già suo mecenate tre decenni prima, il 21 giugno 1677 Canuti iniziava la decorazione delle pareti e del soffitto. Qualche settimana dopo iniziava a lavorare nel cantiere anche Enrico Haffner (1640-1702), quadraturista, ovvero specializzato nel realizzare cornici di finte architetture.
Gli affreschi coprono ogni superficie lasciata libera dalle aperture di porte e finestre o dalle scaffalature, dunque sia la fascia alta delle pareti che il soffitto.
I soggetti degli affreschi furono dati al pittore dall’abate Taddeo Pepoli secondo un erudito programma, che comprendeva anche la serie dei trionfi affrescati nella chiesa. Il tema di fondo svolto nelle tre sale della biblioteca è quello della sapienza, illustrata secondo la dovuta gerarchia con la sapienza divina che sovrasta la sapienza umana e quest’ultima richiamata mediante figure di sapienti e allegorie delle arti, degli elementi, dei continenti.
Sulla volta della prima sala è raffigurata La concordia sulla terra, assieme ai quattro elementi (aria, acqua, fuoco, terra) collocati nei pennacchi della volta.
Sulle tre volte della seconda sala, la sala principale, sono raffigurate La Curiosità tenuta per mano dal Desiderio ma velata dalla Religione (prima volta), La Sapienza divina che sovrasta la Sapienza umana mentre la Gloria incorona il Merito e la Virtù, (volta centrale), L’Amor virtuoso intento a scacciare i vizi (ultima volta). Alle pareti della seconda sala sono quindi raffigurate coppie di sapienti, tra cui appunto San Tommaso e Duns Scoto con alle spalle la Teologia. Sempre nella grande sala, nel lunettone di fondo sopra alla porta di collegamento con l’ultima stanza, Canuti ha raffigurato I saggi che salgono al colle, ponendo tra questi anche il suo maestro Guido Reni a cui tributa l’omaggio di un ritratto.
Sulla volta della terza sala è raffigurato L’Arcangelo Michele che supplica la Divinità di assistere le Scienze e le Virtù cardinali. In questa stanza tutte le pareti sono affrescate visto che anche in origine era libera da scaffalature essendo destinata a contenere strumenti scientifici e matematici. Vi si trovano quindi raffigurate le quattro virtù cardinali e pitture monocrome che fingono quattro statue raffiguranti i Padri della Chiesa.
I lavori furono terminati nel settembre 1680, come risulta dal libro dei pagamenti ai due pittori. Sin da subito i visitatori rivolsero grandi lodi all’opera. Carlo Cesare Malvasia, storico dell’arte bolognese, nel 1686 osservava: “della quale [libreria] non si pensi di vedere cosa più sontuosa”.
Informazioni tratte da Stagni S., Domenico Maria Canuti pittore (1626-1684). Catalogo generale, Luisé Editore, Rimini, 1988.