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Al Rizzoli protesi in titanio 3D impiantata a giovane donna colpita da tumore a cellule giganti dello sterno

20 Settembre 2018

È la prima volta in Italia: all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna due terzi dello sterno e parte di sei costole sono stati sostituiti da un impianto in titanio stampato in 3D.

L’intervento è stato eseguito lo scorso 8 maggio dal dottor Michele Rocca, responsabile della Chirurgia generale e toracica muscolo-scheletrica del Rizzoli, e dalla sua collaboratrice dottoressa Mariacristina Salone, con l’equipe di sala operatoria composta dall’anestesista dottor Andrea Tognù e dagli infermieri di sala Franca Giovannelli, Piero Bacchin e Maria Zambrano, su una paziente di 27 anni colpita da tumore a cellule giganti.
 

Un'immagine dalla conferenza stampa: Maria Paola Landini, direttrice scientifica, il Dr. Michele Rocca e il direttore generale Mario Cavalli.

Si tratta di un tumore rarissimo: nella casistica del Rizzoli, centro di riferimento nazionale e internazionale per l’ortopedia oncologica che raccoglie da decenni i dati sui pazienti trattati, non è mai stato registrato un tumore a cellule giganti dello sterno, mentre nella letteratura internazionale sono riportati solo 9 casi.

Il tumore è stato trattato preoperatoriamente dagli oncologi del Rizzoli con un anticorpo monoclonale in grado di delimitarlo creando una sorta di guscio per permetterne l’asportazione completa senza contaminazione del campo operatorio.

La protesi in titanio stampata in 3D impiantataLa protesi in titanio è stata realizzata su misura a partire dai dati clinici e diagnostici specifici della paziente: sarebbe stato impossibile altrimenti ricostruire l’esatta morfologia dello sterno e delle coste, tre a destra e tre a sinistra, inserendo poi la protesi con precisione millimetrica nel torace della paziente. Insieme alla protesi in titanio a stretto contatto con cuore e polmoni sono state impiantate una fascia tendinea proveniente dalla Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico del Rizzoli, che conserva e distribuisce oltre il 50% del tessuto da donatore usato in tutta Italia, e anche una protesi di sintesi.

La paziente è tornata alla vita normale e a quasi cinque mesi dall’intervento  i controlli periodici a cui è sottoposta al Rizzoli rilevano un’ottima integrazione della protesi nei tessuti della paziente.

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