Le tecniche di correzione chirurgica della scoliosi per via posteriore si basano sull'applicazione di viti a livello delle vertebre coinvolte nella deformità e sull'uso di barre che, raccordandosi alle viti stesse, permettono la correzione della curva scoliotica mediante manovre di traslazione e di derotazione. Tali tecniche, che prevedono l’esposizione di tutto il segmento vertebrale coinvolto dalla deformità, permettono di ottenere una correzione immediatamente stabile per cui non è più necessario nella fase post-operatoria l'uso di busti. L'ampia esposizione del rachide di questi giovani pazienti determina significative perdite ematiche, uso di analgesici maggiori per diversi giorni, rischi infettivi e necessità di ricovero in terapia intensiva post-operatoria per le successive 24-48 ore e dimissione dopo 8-10 giorni senza alcuna contenzione ortesica.
Nella nostra divisione ormai da circa 3 anni eseguiamo tale intervento mediante una tecnica innovativa che prevede l'esposizione di piccoli segmenti della curva e non di tutta la deformità. La tecnica, largamente utilizzata in curve scoliotiche lombari o toracolombari con buona riducibilità nei test in bending pre-operatori, prevede di eseguire piccole incisioni cutanee (4-5 cm) a livello di 2 o 3 zone "strategiche della deformità", attraverso le quali si applicano le viti e si eseguono le osteotomie che permettono sia la fusione successiva che la correzione. Successivamente attraverso una tecnica, da noi sviluppata, si procede all'inserimento della barra sottofasciale raccordando le zone precedentemente strumentate eseguendo le manovre di correzione.
Le peculiarità di questa tecnica sono la riduzione dei tempi chirurgici di circa il 25%, la riduzione delle perdite ematiche di circa il 65%, la non necessità di ricovero in terapia intensiva bensì la sola osservazione per poche ore (da 3 a 5) in una "recovery room" situata nel blocco operatorio stesso e il successivo trasferimento in reparto di degenza ordinaria. Il giorno successivo i pazienti cominciano la fisioterapia, la rimozione del drenaggio e la deambulazione autonoma con dimissione al proprio domicilio in media dopo 4 giorni. Altri elementi peculiari di tale tecnica chirurgica sono la netta riduzione di infezioni post-operatorie e l'assenza di trasfusioni ematiche.
Tale strategia correttiva si sta rilevando molto utile in questi ultimi mesi e crediamo possa, purtroppo, esserlo anche nei prossimi per via dello stravolgimento dell'organizzazione sanitaria legata all'emergenza COVID-19. Il nuovo assetto sanitario prevede, sempre più, la necessità di ridurre i tempi di ospedalizzazione, i giorni di occupazione dei posti di terapia intensiva, l'incidenza di infezione e i costi sanitari.
Il lockdown e la riduzione dei posti letto legata al distanziamento fisico sta determinando allungamenti notevoli delle nostre lista di attesa, tempi lunghi che possono far progredire in maniera drammatica alcuni tipi di deformità particolarmente evolutive. La possibilità quindi di un trattamento chirurgico meno invasivo, la conseguente riduzione dei tempi di sala operatoria e di ospedalizzazione ci permette di mantenere, anche in "tempi di pandemia", quasi invariato il numero degli interventi eseguiti ogni settimana.
Autore: Dr. Francesco Vommaro, Dirigente Medico della struttura complessa Chirurgia vertebrale, Istituto Ortopedico Rizzoli.
Scheda revisionata nel settembre 2020